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2 Settembre 2025Il patrimonio delle murature a secco nell'Arcipelago Toscano
Nel cuore del Mar Tirreno, dove il vento parla antiche lingue e il profumo della macchia mediterranea si mescola alla salsedine, le isole dell’Arcipelago Toscano custodiscono un tesoro silenzioso e discreto: le murature a secco. Si tratta di strutture apparentemente semplici, ma che in realtà rappresentano vere e proprie opere d’arte collettive, risultato di una stretta relazione tra l’uomo e la sua terra, tra necessità e attenzione per il proprio territorio. Le murature a secco sono costruzioni realizzate senza l’uso di malta o leganti, basate solo sulla sapiente disposizione delle pietre. Ogni sasso è scelto, ruotato, incastrato, come se fosse parte di un mosaico. È un’arte antica che richiede pazienza, abilità e un’intima conoscenza del materiale e del terreno. Queste “architetture”, spesso dimenticate, sono invece testimonianze fondamentali di un passato rurale fatto di fatica, ingegno e rispetto per la terra. Rappresentano uno stile di vita sobrio e resistente, una cultura materiale che ha saputo trasformare le difficoltà in opportunità.

Nel cuore del Mar Tirreno, dove il vento parla antiche lingue e il profumo della macchia mediterranea si mescola alla salsedine, le isole dell’Arcipelago Toscano custodiscono un tesoro silenzioso e discreto: le murature a secco. Si tratta di strutture apparentemente semplici, ma che in realtà rappresentano vere e proprie opere d’arte collettive, risultato di una stretta relazione tra l’uomo e la sua terra, tra necessità e attenzione per il proprio territorio. Le murature a secco sono costruzioni realizzate senza l’uso di malta o leganti, basate solo sulla sapiente disposizione delle pietre. Ogni sasso è scelto, ruotato, incastrato, come se fosse parte di un mosaico. È un’arte antica che richiede pazienza, abilità e un’intima conoscenza del materiale e del terreno. Queste “architetture”, spesso dimenticate, sono invece testimonianze fondamentali di un passato rurale fatto di fatica, ingegno e rispetto per la terra. Rappresentano uno stile di vita sobrio e resistente, una cultura materiale che ha saputo trasformare le difficoltà in opportunità. Sull’Isola d’Elba, dove la viticoltura si intreccia alla storia mineraria, le murature modellano le colline e raccontano il dialogo millenario tra uomo e paesaggio. I muretti sostengono i terrazzamenti di ulivi, vigneti e orti, ridisegnando la natura in geometrie armoniche. All’Isola del Giglio, tali strutture sostengono da secoli le terrazze della viticoltura eroica[1], dove si coltiva il celebre Ansonaco, un vino dorato come il sole che lo nutre. Senza i muretti a secco, i ripidi versanti non potrebbero ospitare alcuna coltura. I muri trattengono il poco terreno disponibile, difendono i filari dal vento e dall’erosione e al contempo creano un microclima favorevole
Sull’Isola di Gorgona, le murature a secco, che storicamente hanno rappresentato un segno distintivo del paesaggio, sono ora al centro di un progetto di particolare rilevanza sociale in cui i detenuti che operano all’interno della colonia penale agricola partecipano attivamente alla coltivazione della vite, alla manutenzione dei terrazzamenti e alla gestione del vigneto in regime di agricoltura biologica. Questo approccio offre loro l’opportunità di acquisire competenze pratiche nel settore agricolo, facilitando il loro reinserimento nella società al termine della pena. Anche le strutture presenti a Capraia, in taluni casi poderose nelle dimensioni, raccontano in gran parte la storia della ex colonia penale agricola ove i detenuti lavoravano la terra, costruivano e mantenevano i muri a secco per sostenere i terrazzamenti in cui si producevano ortaggi, si coltivavano viti e si allevava bestiame. Nel 1986, la colonia penale fu chiusa e successivamente inghiottita dalla natura incontaminata e selvaggia; oggi, alcune delle strutture della ex colonia penale agricola sono state recuperate da aziende locali impegnate a rilanciare l’agricoltura e la viticoltura che valorizzano le murature a secco a suo tempo realizzate dai detenuti. Anche i muri a secco a Pianosa, spesso costruiti per delimitare e perimetrare le aree coltivate, sono intimamente connessi alle attività della ex colonia penale agricola e rappresentano un legame tangibile tra la storia dell’Isola e le tradizionali coltivazioni che l’hanno caratterizzata; la loro conservazione è fondamentale per mantenere viva la memoria di questi luoghi e per continuare a raccontare Pianosa attraverso le sue strutture murarie.



Un’eredità culturale universale
Nel 2018 l’UNESCO ha iscritto “l’arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’Umanità, in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. Il riconoscimento, avvenuto il 28 novembre, è stato condiviso da otto Paesi europei – tra cui l’Italia – e valorizza non solo la tecnica costruttiva, ma anche il valore simbolico, ecologico e culturale di queste strutture che non sono altro che mirabili esempi di manifattura umana che testimoniano, da diversi secoli, uno degli elementi più significativi della presenza dell’uomo che ha modellato, con paziente competenza, morfologie spesso molto aspre, talvolta nei ripidi versanti di valli alpine e appenniniche, talora a picco sul mare lungo la costa della nostra penisola. Un lavoro sapiente che costituisce un manifesto eloquente dell’agricoltura eroica e dell’artigianato tradizionale, da interpretare non solo come straordinaria testimonianza della storia e della cultura materiale, ma anche come pratica funzionale al presidio del territorio e al contrasto contro il dissesto idrogeologico, nonché come vitale infrastruttura in grado di generare un importante beneficio nei confronti della conservazione della biodiversità, laddove i muretti a secco svolgono un ruolo importantissimo e diventano ecosistemi complessi in grado di ospitare specie ornitiche, piccoli rettili e varia entomofauna. Un altro elemento affascinante, spesso ignorato, è che le pietre impiegate nei muretti provengono direttamente dal suolo circostante, selezionate tra quelle raccolte in loco durante la pulizia dei campi o l’allestimento dei terrazzamenti. Questo significa che i muri a secco raccontano la geologia del territorio, come un libro aperto sulla natura profonda delle isole; osservare le pietre dei muretti significa, dunque, leggere la storia geologica delle isole, scoprire il legame profondo tra le forme del paesaggio e le forze che l’hanno generato.

Il Parco Nazionale al lavoro per la riqualificazione dei muretti a secco
Recentemente l’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha intrapreso una specifica iniziativa finalizzata al ripristino dei muretti a secco nel proprio territorio insulare. In ragione di un finanziamento concesso dal Ministero dell’Ambiente, l’Ente Parco ha dapprima condotto una preliminare indagine sulla consistenza, sulle tipologie costruttive, sullo stato di conservazione e sulle metodologie di ripristino del sistema di muretti a secco presenti nelle sette isole dell’Arcipelago Toscano, svolta dal DAGRI dell’Università degli Studi di Firenze, cui sono seguite le fasi progettuali e quindi esecutive degli interventi che hanno interessato le isole d’Elba, di Capraia e di Pianosa e che nei prossimi anni interesseranno anche altre isole. Si tratta di un contributo concreto alle attività di gestione e di presidio dei territori isolani, laddove le azioni di presidio e di puntuale gestione del prezioso patrimonio storico-culturale, presente nell’Arcipelago Toscano, sono condotte in termini compatibili e sinergici con le fondamentali funzioni di tutela attiva delle risorse naturali.
[1] Con il termine viticoltura eroica ci si riferisce a una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale. Di solito gli appezzamenti di questo genere di viticoltura sono piccoli, ma di elevata qualità.
L’articolo, pubblicato nel magazine di promozione turistica Elba Per2 e non solo… Edizione 2025/2026, è stato scritto dal Dott. Maurizio Burlando, Direttore del Parco Arcipelago Toscano.